DOV'ERA LEI A QUELL'ORA?
Il regista-attore Andrea Del Bianco è sul set del suo ultimo film, una storia gialla dai forti risvolti sociali dal titolo "Dov'era lei a quell'ora?" di cui è regista e interprete principale nei panni dell' emigrato calabrese Enrico Brancati, venuto al nord in cerca di un lavoro e di un ambiente diverso.
Nel paesino calabrese la cui risorsa principale è caratterizzata dalla pesca, Enrico ha conosciuto Mara una misteriosa e attraente ragazza che lavora coralli e di cui non si sa nulla o quasi, una sorta di zingara trovatella che la pietà di un vecchio pescatore che lei chiama zio Luigi ha salvato dall'orfanotrofio. E' solitaria Mara, non frequenta nessuno, è difficile vederla due volte nello stesso posto, comunque sempre in riva al mare sugli scogli ad intrecciare coralli con movimenti lenti e sicuri. Tra i due nasce una intesa immediata, profonda, che porta Enrico ad abbandonare la fidanzata di sempre, Lucia, legata alle convenzioni e alle concezioni di un mondo che sta per scomparire se pur ancora profondamente radicato in alcune coscienze, (un mondo che da vari anni va troppo stretto ad Enrico, spirito libero e difficilmente imbrigliabile) e a sposare Mara, simbolo per lui di trasgressione, di novità, di rottura con la ristretta mentalità del suo piccolo villaggio. Su consiglio di un amico decidono di trasferirsi a Riccione dove Enrico trova lavoro in un'autofficina del centro grazie all'esperienza acquisita con i motori delle barche, sottoponendosi di buon grado ad uno sfiancante quanto ben remunerato turno di notte.
Passano i mesi portando con loro la scoperta gioiosa di un mondo completamente nuovo e la lenta ma serena integrazione nella nuova realtà.
In una livida e fredda mattina di Febbraio, Enrico, tornando a casa dal lavoro incontra auto della polizia a sirene spiegate e successivamente capannelli di curiosi sotto il portone; non riesce a rendersi conto di nulla finchè non vede un'ambulanza allontanarsi lentamente e il commissario Boschi della squadra omicidi comunicargli mestamente che la moglie è stata barbaramente uccisa da sette coltellate. E' il crollo totale.
Quando si rianima scopre addirittura di essere il sospettato numero uno in quanto accanto al cadavere viene trovata una sua giacca sporca di sangue; nel lungo ed estenuante interrogatorio al commissariato emerge anche che all'ora del delitto Enrico si era allontanato dall'officina per fare due passi e prendere un caffè al bar della stazione; il barista peraltro afferma di non ricordarsi di lui; è una sorta di tunnel senza via d'uscita; la mente vacilla. E, seppure in un altro modo, vacilla anche la testa di Andrea Del Bianco, il regista del film che è anche, come si è detto, l'attore che interpreta Enrico. Andrea si rende conto, mentre ( guarda la coincidenza) sta facendo due passi per trovare le sigarette al bar della stazione di Riccione (dove ha girato alcune scene la notte precedente) di stare realizzando una storia che non sente; si rende conto di essere un arrivato, un intellettuale di successo senza problemi economici, un privilegiato, un regista che per ingraziarsi la critica e seguire i dettami del momento sta realizzando un film che narra la storia umana e sociale di un uomo che ha il suo volto ma che è distante anni luce da lui; ripensa ad Antonioni e ai problemi dell' incomunicabilità, soprattutto tra ceti differenti; si sente un ipocrita, addirittura uno speculatore; si rende conto della falsità di buona parte del cinema italiano a sfondo sociale degli ultimi 15 anni; si chiede perché ha ambientato il suo film in una cornice modaiola come la riviera romagnola e non in una squallida periferia di una metropoli come Milano o Torino, cosa che avrebbe dato più realismo alla pellicola... ... ma che certamente avrebbe disturbato il suo senso estetico durante le riprese...
E la protagonista Roberta Giglioli che interpreta il ruolo di Mara... è stata scelta perchè adatta alla parte... o perchè adatta a lui per la storiella d'amore tipica tra regista e attrice?? Non a caso tra i due è gia nato qualcosa.
Eppure Andrea ha da poco divorziato dalla moglie, altra attrice in carriera, perché ultimamente troppo chino a studiare se stesso e sempre meno mondano e salottiero; la decisione, poi, di occuparsi di Alchimia e di scienze esoteriche orientali aveva segnato definitivamente la loro distanza intellettuale e umana fino alla rottura.
E allora perché nuovamente perdersi nel gioco effimero (e, tutto sommato, non più seducente) della gabbia dorata?
Andrea Del Bianco sta crescendo, sta maturando sotto i colpi di questa profonda crisi; comincia ad avere visioni oniriche di esplicito rimando felliniano, pezzi di passato scorrono davanti ai suoi occhi per le vie deserte di una splendida Riccione invernale, incontra strani personaggi che non possono che essere frutto del suo legame con il mondo dell'invisibile reso possibile dallo studio alchemico; ma... il film deve andare avanti; assolutamente. Ora più che mai. E andrà avanti da solo, ineluttabilmente.
Il film e la sua vita privata, Andrea ed Enrico, mostrano analogie sorprendenti, frutto di una regia più alta, più consapevole ma perfetta nei suoi incastri. Forse due facce di una medesima medaglia.
Il pubblico si troverà ad assistere in tutto e per tutto a due film, più che ad un film nel film. Le vicende si snoderanno senza problemi di soluzione di continuità narrativa; nel giallo si arriverà a sapere come sono andati i fatti nei dettagli più infinitesimali, tipici del genere; dopo lunghi interrogatori ed indagini tutto tornerà ad incastrarsi perfettamente. La verità verrà a galla. Ma nella vita di Andrea, sul suo set, in mezzo alla quaranta persone della troupe? Lì…che cosa accadrà? ...